La morte (non esiste più) – Baustelle
Certi inverni freddi
certi guai
mi fan paura,
prego nel restare
ancora qui
mi illudo ancora.
Poi improvvisamente
arrivi tu
sorridi e penso che
non ho più timore
lascio correre
il dolore
non c’è più
e niente muore…
Capelli al phon e rossetto mattone,
l’ancora-viva fresca come un cetriolo fa un grande sorriso allo specchio, per la sua maschera grigio – paranoia.
Che bel sorriso, mannaggia! Spazzolino nella borsa e salviette umidificate, a volte profuga di se stessa, come clown con la valigia è alla ricerca di una stabilità.
Può sembrare paradossale, ma abbiamo il diritto di fallire, compagno mio, perché è umano.
Abbiamo il diritto di cadere e quello di rialzarci.
Perché è umano, Uomo mio.
Patti Smith Group – Dancing Barefoot
I’m dancing barefoot
Heading for a spin
Some strange music draws me in
Makes me come on like some heroin/e…
C’è una crepa sul muro
la vedo dallo specchio perché guardo da un lato
cercando di distogliere lo sguardo.
Mi voglio bene ma ora non riesco a reggerlo
questo mio sguardo.
La musica non fa altro che
sottolineare la melanconia di questo film.
Perché non bisogna parlare?
Faccio fatica a restare zitta.
Vorrei alzarmi da questo letto
e venire a dirti tutto.
Diciamoci la verità,
anche solo quella di un momento.
Come siamo ipocriti
e parliamo per doppi sensi e frasi costruite…
na. na. na. na. na. na.
“Friend of the night” batte più forte.
Però ora so che mi toglierò i vestiti
mi laverò i denti,
stando attenta a non guardarmi troppo allo specchio,
e metterò a tacere i miei pensieri.
Con la mia lente di ingrandimento vedo
un’enorme farfalla,
una farfalla importante, colorata
che muove le sue ali nel mio stomaco-bolla-di-sapone.
Con la mia lente di ingrandimento vedo
una finestra rettangolare,
una finestra con una tenda bianco-sporco-vissuto
che si apre piano piano a me.
Con la mia lente di ingrandimento vedo
una bilancia meccanica,
una bilancia che pesa questa mia felicità,
circa 130 chili totali di anime sorridenti.
Con la mia lente di ingrandimento vedo
l’elmo di una statua greca,
una statua di marmo-opaco-granitico
del museo del Louvre, un giorno che piove.
Con la mia lente di ingrandimento vedo
il nostro gioco su un pavimento a scacchi,
il gioco che si chiama yin e yang,
il gioco del se vinci meriti la tua vie en rose.
amo la musica perché la posso immaginare…
posso vederci quello che voglio.
la nostra è la società delle effigi,
abituata all’esteticità di ogni cosa.
avrebbe bisogno di immaginare.. un pò di più
e meno di erigersi a oro.
io credo..
tuttoèlecito.pare / EMANUELA VALIANTE 