Sono arrivata avvolta dal mistero di una vivacità esplosiva,
negli sguardi interessati da imbarazzi e stupori disegnati.
Sono arrivata richiamata dal suo pensiero.
Sono arrivata in silenzio, sono arrivata in musica e canti.
Curiosità, amorosa matrigna, mi hai portato al vertice e mi hai condotto nel vortice,
di un buco grande e profondo.
Attesa, compagna fedele, hai lambito le mie vesti e mi hai tenuta,
complice il Sentire, che ha avvertito il suo dentro e la sua essenza.
Ho lanciato il mio cuore, di fanciulla, in un dedalo di strade tortuose,
in un impasto a volte prelibato, a volte avvelenato.
Un impasto di forza e paura, voglia e distacco, di stimoli, sentimento e indecisioni.
Le mie mani, ora, sono antenne rivolte all’Universo,
a questa Terra Madre che mi protegge,
al Sole e al Vento che nutrono il mio corpo.
Le mie mani chiedono tregua e chiedono coraggio,
chiedono fiducia in una nuova realtà edificata,
di umori sereni condivisi, di braccia e sterni che si stringono,
oppure… di un altro tempo,
un tempo lontano e immacolato,
il giusto tempo, che mi riconcili l’anima.